L’ esigenza di tornare ad un’ agricoltura ancestrale e il desiderio di produrre vini sinceri hanno spinto i vignaioli francesi a lavorare la terra attraverso la trazione animale.
Infatti, l’ impiego dinamico del cavallo ( dell’ asino o del mulo) è divenuto, negli ultimi anni, un intervento positivo nel mondo della viticoltura.
A livello economico, l’ utilizzo degli animali in vigna rispetto alla macchina è meno costoso: l’ acquisto dei combustibili, i costi di manutenzione e le spese per le riparazioni sono nettamente superiori rispetto alle spese che riguardano la tenuta di un cavallo.
A livello lavorativo, la trazione animale implica un concetto di salubrità del terreno: il suolo calpestato dagli zoccoli e non dalle gomme dei macchinari pesanti permette alle viti di sviluppare radici migliori e ne favorisce la longevità. Inoltre, l’ agilità dei muli e dei cavalli consente di lavorare e raggiungere i terreni inaccessibili ai trattori.
A livello psicologico, la relazione tra il vignaiolo e l’ animale è considerata un’ intesa particolare: profitto e consumismo lasciano spazio ai valori sinceri come la fiducia, l’ amicizia e il benessere reciproco.
La testimonianza di due vignaioli del Languedoc sostengono l’ importanza di questo vecchio mestiere.
Domaine Mamaruta afferma: “ Lavoriamo delicatamente i terreni per riportarli in vita e fare spazio alla biodiversità. Per fare questo stiamo gradualmente sostituendo il trattore con il cavallo e diserbando a mano quando la stagione non ci dà più la possibilità di far pascolare le mucche.”
I fratelli Ledogar, invece, hanno convertito i vigneti per aderire ai principi biodinamici, come l’utilizzo del calendario lunare e delle tisane e delle piante come fertilizzanti. Al posto dei macchinari, i cavalli vengono usati per arare i campi e gli asini tengono sotto controllo le erbacce.
